Falseum nasce nel 2015 per volontà del Comune ed è il primo museo in Italia interamente dedicato al falso come fenomeno storico, culturale e sociale.

Situato nello scenografico Castello di Verrone, in provincia di Biella, Falseum accompagna il visitatore in un viaggio immersivo attraverso menzogne celebri, truffe geniali, illusioni ottiche, fake news d’epoca e inganni scientifici.

La capacità di ingannare è, da sempre, una delle facoltà più caratteristiche dell’essere umano. Compiere un viaggio nel falso ha dunque, prima di tutto, un enorme valore culturale, mettendo in luce un aspetto cruciale e trascurato della grande Storia. Poiché l’impostura è sempre viva, e prospera oggi più che mai a tutti i livelli della comunicazione globale, un Museo del Falso è anche un’istituzione necessaria, dall’alto valore educativo, perché mostrare le bugie del passato è il modo migliore per allenare il visitatore di ogni età a distinguere verità e finzioni del presente.

L’allestimento, dinamico e interattivo, stimola riflessione e spirito critico, con un tono ironico e accessibile a tutte le età.

Il museo del Falso è un viaggio divertente, utile e istruttivo nel mondo della bugia umana e racconta di come l’uomo, con il falso, abbia cambiato il corso della storia.

Oggi adibito a sede comunale e in parte a residenza privata, il castello di Verrone è legato alla famiglia dei Vialardi, documentati in quest’area fin dal XII secolo. Recuperato in modo completo in anni recenti conserva al suo interno la cappella signorile (di proprietà privata) dedicata ai Santi Simone e Giuda, decorata con affreschi attribuiti al Maestro del Cristo della Domenica (XV secolo).

La parrocchiale di San Lorenzo, dall’elegante facciata decorata con un rosone centrale ed archi, risale ai secoli XIII-XV, ma la primitiva costruzione risulta essere ben più antica; l’interno gotico custodisce affreschi di Giosuè Oldoni di primo Cinquecento e una preziosa vetrata di fine quattrocento con l’Adorazione dei Magi e lo stemma dei Vialardi.

Fra gli edifici ecclesiastici si segnalano l’oratorio di San Rocco e la cappella di Santa Maria delle Grazie, eretta nel 1725 intorno al preesistente pilone votivo come ringraziamento da parte di Giuseppe Francesco Vialardi di Verrone per la vittoria di Torino sui Francesi nel 1706.

Un percorso segnalato accompagna inoltre il visitatore alla scoperta della vita e delle opere dell’insigne botanico Maurizio Zumaglini che dimorò a lungo nel castello e qui scrisse l’opera “Flora pedemontana”, che raccoglie la descrizione delle specie originarie del Piemonte e della Valle d’Aosta.

L’uomo, dalla notte dei tempi, falsifica, inventa, inganna.

Questo Museo racconta di come l’uomo sia riuscito a cambiare il corso della storia usando il falso.

Qui i visitatori potranno sviluppare una visione critica, con una vera e propria palestra maieuticaper apprendere l’arte di interrogare, consentire l’esercizio del porre domande, analizzare e sviluppare competenze, per allenarsi a costruire criticamente il proprio punto di vista, soprattutto nel caso di bambini e ragazzi.

Per questo, ogni stanza del Museo propone interrogativi e domande, oltre che narrare e informare.

Ma definiamo il concetto di falso, perché esiste una differenza tra dire “Questo è falso” e dire “Questo è un falso”.
La prima affermazione implica un tasso di intenzionalità, è scoprire che qualcosa che si credeva vero non lo è.
La seconda si riferisce invece a qualcosa che si presenta volontariamente come un falso, come ciò che non è.

Eccovi degli esempi:

La Donazione di Costantino è un falso, perché è un’opera di fantasia che si presenta come documento veritiero. Le esplosioni di Mission Impossible sono false, ma non sono dei falsi, perché il regista non ha mai cercato di convincerci che si trattasse di un documentario. Al contrario, le foto dei regimi da cui venivano fatti sparire i dissidenti sono un falso, perché si aveva la pretesa di cambiare la percezione della realtà. E in ultimo: non è possibile considerare dei falsi le opinioni errate degli antichi, le loro ipotesi scientifiche, i loro culti religiosi, perché non erano tentativi di inganno.

Il Museo del Falso, dunque, si occupa dei falsi nell’accezione appena indicata.

L’intenzione è quella di dimostrare quanto essi abbiano pesato sulla Storia, talvolta in senso negativo, perché è sui falsi che spesso si sono basate guerre o eccidi, altre in senso positivo, dato che i falsi hanno portato a scoperte geografiche, a creazioni artistiche. In un’epoca in bilico tra reale e virtuale, il visitatore scopre che il sogno, l’immaginazione, la bugia contano.

Il Museo diventa non solo un’arma di autodifesa contro le imposture odierne, ma un invito alla responsabilità: se è vero che l’uomo non può fare a meno di immaginare, almeno che immagini “bene”, perché con l’immaginazione a volte si finisce per fare la Storia.

*Vi ricordate il nostro payoff ?

“Ove il sano dubitar divien cultura” Dante, Canto XXXIV del Purgatorio*

Questa citazione campeggia in home-page con un *.
Sarà vero che si tratta di una citazione di Dante?
Ebbene no!
La frase “Ove il sano dubitar divien cultura” non è un verso diretto della Divina Commedia, ma evoca l’importanza del dubbio come strumento di conoscenza nel Purgatorio dantesco, dove le anime non più prigioniere di dogmi e illecite forme di divinazione, possono sviluppare una vera cultura basata sulla ragione e sulla ricerca della verità. L’errore, se consapevole e mirato, può diventare motore di crescita intellettuale e spirituale, una sorta di “divinazione” produttiva e creativa.